Mezzo Pulcino

In una fattoria della Spagna, una bella gallina nera covava dolcemente le sue uova. Quando le uova si schiusero, nacquero degli splenditi pulcini… tutti tranne uno. Il più piccolo, infatti, era proprio stano: sembrava fosse stato tagliato a metà! Aveva una sola zampa, un’ala, un occhio, mezza testa, mezza coda e mezzo corpo. Visto com’era fatto suo madre lo chiamò: Mezzo Pulcino.
Essendo il piccolo magro e goffo, sua madre gli dedicava molte attenzioni e amorevoli cure. Anche i suoi fratelli e le sue sorelle erano affettuosi con lui. Cercavano sempre di non urtarlo quando saltellava goffamente su un piede solo e lasciavano che fosse il primo a beccare il mangime.
Per Mezzo Pulcino, la vita sarebbe potuta essere semplice e piena dell’amore che tutti gli offrivano generosamente… se solo lui avesse ricambiato ciò che gli veniva donato! Infatti, crescendo, diventava sempre più rude ed egoista. causa del suo unico orecchio. Per fare dei dispetti si allontanava dal pollaio e si nascondeva tra le alte spighe di grano, facendo preoccupare la sua famiglia!  -“Oh, Mezzo Pulcino” sospirava la madre “perché sei così indisponente con tutti?”
Mezzo Pulcino, nonostante sembrasse a tutti una creatura indifesa, aveva uno spirito avventuroso. Presto si stancò della vita al pollaio e annunciò alla sua famiglia che sarebbe partito.


-“Qui è sempre tutto uguale” disse “se a voi sta bene rimanere qui ed invecchiare senza aver visto nulla del mondo che ci circonda, fate pure! Ma io ho deciso: andrò a Madrid e conoscerò il Re” aggiunse convinto.
-“Ma cosa dici, sciocchino!” esclamò sua madre saltellando da una zampa all’altra “neanche un gallo forte e ben cresciuto riuscirebbe ad affrontare un viaggio così lungo, figuriamoci un mezzo pollo come te! Moriresti durante il viaggio, accontentati e resta qui con me! Ti prometto che domani andremo a trovare la mucca della fattoria vicina….” promise la chioccia
-“Alla fattoria vicina! Che bella esperienza!” rispose con disprezzo il galletto “Ti ho appena detto che andrò dal Re, ed avrò a mia disposizione tutto il suo giardino!!! Allora, forse, vi manderò un piccione viaggiatore per farvi sapere come raggiungermi, per farmi visita” disse arrogante.
-“Sii prudente, sciocco di un figlio!” lo ammonì la madre “e ricordati che solo se sarai gentile con gli altri potrai sperare che il prossimo ti aiuti”.
Ma Mezzo Pulcino, che aveva poco buon senso, si incamminò per la lunga strada solitaria che portava a Madrid, senza ascoltare i consigli della madre.
Aveva percorso solo poche miglia, che già si sentiva esausto… lasciò la strada dura e pietrosa e prese una scorciatoia che passava per i campi. Il fresco contatto con l’erba diede sollievo al suo piede dolorante.
Un ruscello attraversava il campo ma, invece di gorgogliare tranquillamente, l’acqua singhiozzava e si impantanava tra erbacce e piante fluviali.
-“Aiutami, per favore, Mezzo Pulcino” chiese implorante il ruscello quando il galletto si avvicinò. “liberami da queste erbacce che mi soffocano!”
-“Non ho tempo da perdere con queste sciocchezze” rispose indignato il galletto “sono in viaggio, e la mia meta è la corte del Re!” e si allontanò saltellando sull’unico piede.
Poco dopo incontrò la brace di un fuoco morente. Era stato sicuramente acceso da un gruppo di zingari che, poi, lo avevano lasciato morire una volta levate le tende.
Quando il fuoco vide il galletto iniziò a scoppiettare e disse:
-“Oh, mezzo pulcino, sei arrivato giusto in tempo per salvarmi. Per favore, butta delle foglie e dei pezzi di legno secco sulla mia ultima fiamma prima che si spenga”.
Mezzo Pulcino si allontanò senza rispondere e infastidito bofonchiò: “Ma perché mi trattano tutti come se fossi un servitore? Io sono un viaggiatore importante, sono diretto a Madrid, dove conoscerò il Re. Aiutati da solo fuoco, io non ho tempo da perdere”.
Riprese il suo viaggio; camminò tanto, giorno e notte senza mai fermarsi…Finalmente, una mattina, vide in lontananza Madrid. Nelle vicinanze della città si imbattè in un castagno, tra le cui fronde si era impigliato il vento del nord.
-“Aiuto, aiuto!” gridava il vento “ti prego Mezzo Pulcino, liberami da questi rami! Mi stanno strangolando! Così potrò tornare a soffiare libero nell’aria”.
Ma Mezzo Pulcino era così impaziente di arrivare alla corte del Re che non volle perdere tempo.
-“Liberati da solo, sciocco di un vento. Io ho da fare cose molto più importanti!” rispose e, sempre saltellando sulla zampetta, se ne andò per le vie della città finchè non raggiunse il cancello del Palazzo Reale. Con tutta la sua forza battè alla porta con il becco. La porta fu aperta lentamente, e apparve un uomo in livrea che, stupito rimase ad osservare quello strano visitatore.
-“In cucina” disse e, afferrato Mezzo Pulcino, lo portò via con sdegno.
Prima che Mezzo Pulcino si potesse riavere dalla paura, fu immerso nell’acqua del brodo che stava per bollire.
-“Oh, acqua, acqua! Ti prego non mi bagnare così” implorò il galletto
-“Quando io ero acqua del ruscello nel campo, tu ti sei rifiutato di aiutarmi:cosa ti aspetti ora da me?”
L’acqua iniziava a diventare sempre più calda il galletto rischiava di finire lesso, e allora implorò:
-“Oh, fuoco,fuoco! Non ardere così fieramente, mi fai male!”
Il fuoco scoppiettò e mandò le sue fiamme in alto.
-“Quando stavo per morire nei boschi, tu non mi hai aiutato, Mezzo Pulcino. Non mi chiedere, ora, di aiutarti”.
Solo allora il capocuoco guardò nella pentola e vide quella strana bestiola, e infuriato disse:
-“Chi oserebbe presentare un tale sgorbio alla tavola del Re?” Quindi afferrò il galletto e lo buttò fuori dalla finestra. Stordito Mezzo Pulcino rimase a terra, ma dopo pochi istanti fu afferrato dal vento e trasportato ad una tale velocità che non riusciva a respirare.
-“Oh, vento! Soffia delicatamente altrimenti mi ucciderai!” implorò Mezzo Pulcino
-“Quando io ero sul punto di essere strangolato tra i rami dell’albero, ti sei rifiutato di aiutarmi. Ma ora è arrivato il momento di pagare per il tuo egoismo”.
Il vento sollevò il galletto alto nel cielo, lo portò sulla torre più alta della città e li, sulla guglia di una chiesa, lo lasciò. Lo si può ancora vedere appollaiato sulla sua unica zampa, mentre guarda con il suo unico occhio triste, la città allegra e felice, dondolando di qua e di là nel vento forte.