Guinea Bissau, AFRICA – di Stefano Toma

Trascorrere in Africa alcune settimane è stata un’esperienza che ha lasciato un profondo segno nella mia vita.
Mi chiamo Stefano, ho 28 anni e sono un veterinario. Sono partito il 12 settembre 2006 con il fondatore dell’associazione onlus “L’isola che c’è”, il motivo del viaggio è stato l’installazione di un centro accoglienza per bambini e madri malati di AIDS, ed il monitoraggio di una scuola per l’alfabetizzazione.
Sono atterrato in Bissau, la capitale della Guinea Bissau (Africa occidentale), la sera del 12 settembre e, appena sceso dall’aereo, il caldo mi ha assalito.

Lasciata la capitale ci siamo diretti nel villaggio a bordo di una jeep, lontano dalla grande città non si vedono più edifici in mattoni né tanto meno strade asfaltate.

 

 

 

 

 

 

La sistemazione di certo non è stata delle più comode, ci siamo accampati in tenda, ma qualsiasi mio sacrificio temporaneo è stato niente rispetto allo stile di vita di quelle popolazioni.
Come in tutti i villaggi africani le abitazioni sono fatte di argilla e i tetti di paglia.

 

 

 

 

 

 

Non esiste l’acqua corrente ma viene utilizzata l’acqua piovana per bere e cucinare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’esperienza con i bambini è stata importante e sicuramente una delle più toccanti …

 

 

 

 

 

 

Lo sapevate che i bambini neri, quando vedono per la prima volta un bianco, cominciano a piangere spaventati?

 

 

 

 

 

 

 

Ma superate le difficoltà iniziali, il popolo africano, a partire dai bambini, sa trasmettere accoglienza e ospitalità, dignità e tradizioni, a volte talmente forti da spiazzare le mie certezze…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le attività principali sono l’agricoltura del riso e dell’anacardo

l’artigianato

 

la raccolta dei semi della palma, da cui si ottiene l’olio.

la pesca

La pesca viene praticata lanciando le reti in mare, la cattura del pesce è assicurata perché queste acque ne sono ricche.

La donna, madre di famiglia, si prede amorevolmente cura della prole.

 

Gli uomini, padri dei figli, hanno il compito di procurare il cibo. Il compito dei giovani, invece, è quello di assistere gli anziani.

In alcuni villaggi come in quello di Binte, dove è stata costruita la scuola,
una fase molto importante nella crescita dei bambini
è la prova di essere in grado di sopravvivere per due settimane da soli nella foresta.

 

 

 

 

 

 

 

La scuola, in questo villaggio è stata costruita tre anni fa, vi sono solo due classi formate da bambini di età diversa: possono ritrovarsi come compagni di banco bambini di cinque anni e ragazzini di dodici anni… alle volte anche adulti, accomunati dalla voglia di imparate a leggere e scrivere. Gli insegnanti sono 3, tutti uomini.

La natura è incontaminata e gli animali selvatici vivono tranquilli nel villaggio.

E che dire delle immense spiagge di finissima sabbia bianca dove si possono incontrare i granchi “violinisti” che velocissimi entrano nel loro buco scavato nella terra proteggendosi con la loro grossa chela.
La loro caratteristica è quella di avere una chela grande ed una molto più piccola.

Le mucche, come tutti gli animali’ sono libere di girovagare ovunque.

Senza che nemmeno me ne accorgessi sono volate via tre settimane e, purtroppo, è arrivato il giorno della partenza. Avrei voluto fare ancora tanto… Avrei voluto abbracciare ancora i miei nuovi amici e ringraziarli per quello che sono riusciti a darmi.
Il mio non è un addio, ma un arrivederci a presto.