Corvetto

C’era una volta, in un paese lontano, uno scudiero. Era alto, con la carnagione olivastra e i capelli nerissimi: tutti lo chiamavano Corvetto. Era agilissimo e intelligente.
Era molto affezionato al suo Re e il sovrano ricambiava l’affetto del ragazzo con meravigliosi regali…non prendeva mai una decisione se prima non consultava il suo fidato scudiero. Ovviamente tutte queste attenzioni nei confronti del ragazzo, scatenarono l’invidia dei cortigiani cattivi che cercavano in tutti i modi di mettere il cattiva luce il povero Corvetto. Ma era tutto inutile: il ragazzo faceva il suo dovere e stava sempre con gli occhi ben aperti per non cadere nelle trappole che i cortigiani cattivi gli tendevano.
Un giorno quei perfidi individui, invidiosi per l’ennesimo regalo che il Re aveva fatto al suo Corvetto, decisero che era giunto il momento di sbarazzarsi del ragazzo: -“Ma come possiamo fare?” chiese uno -“Io ho avuto una splendida idea” rispose perfido un altro. “Avrei qualcosa da suggerire al Re…” concluse in tono misterioso.
Quando in Re rimase da solo, gli si avvicinò ed iniziò a raccontargli del famoso cavallo che apparteneva al cattivissimo Orco che abitava nel castello sull’impervia montagna. -“Maestà” iniziò a raccontare il cortigiano cattivo “ha mai sentito parlare dei prodigi del cavallo dell’Orco? Tutto il mondo ne parla! E’ istruito come un professore!!! E’ proprio il cavallo fatto a posta per voi… aumenterebbe il vostro potere…” e tanto fece che indusse il Re a desiderare quel cavallo. -“Ma come si fa? E’ difficilissimo raggiungere il castello dell’Orco!” affermò il sovrano -“Corvetto ci riuscirà di sicuro, è così bravo…” incalzò un altro.
Il buon Re non capì le reali intenzioni di quei cattivi consigli e fece chiamare il giovane scudiero. -“Ascolta, mio fedele amico, mi piacerebbe avere il cavallo parlante che appartiene all’Orco del monte. Te la senti di andarlo a prendere?” chiese il Re -“Ogni vostro desiderio è un ordine per me! Partirò domani mattina”rispose umilmente Corvetto.  Il giovane aveva capito subito che quella era un’astuta manovra dei cortigiani invidiosi, ma partì ugualmente pur sapendo che l’impresa era quasi impossibile. La strada era lunga, e ben presto iniziò la salita… il bosco si infittiva sempre più! Finalmente arrivò al castello dell’Orco, subito raggiunse la stalla. La porta era aperta e dentro vi era solo un cavallo. Il ragazzo lo sellò in un attimo e quando lo montò il cavallo iniziò a gridare: -“Aiuto! Aiuto! Mi portano via!”
Tutti nel castello udirono le urla del cavallo. L’Orco con due balzi uscì dal castello e vide il suo cavallo allontanarsi. Subito radunò la servitù. Ed ecco arrivare un fiero leone dalla criniera d’oro, un grosso gatto con due occhi che sembravano lanterne, un orso enorme e due lupi con terribili denti aguzzi. -“Inseguite il mio cavallo e riportatemelo subito! E soprattutto non lasciatevi scappare quel villano che me lo ha rubato, gliela farò pagare cara!” ordinò l’Orco fuori di sé dalla rabbia.
Le bestie ubbidirono e partirono all’inseguimento. Corvetto, però, oltre ad avere un bel vantaggio, era un ottimo cavaliere: strinse con forza le ginocchia contro i fianchi del cavallo e corse veloce in mezzo al bosco, fino alla pianura. In un attimo raggiunse la Reggia. Il leone, il gatto, l’orso e i due lupi non riuscirono a raggiungere il ragazzo e presto ne persero le tracce e
furono costretti a tornare sconfitti al castello dell’Orco. Corvetto attraversò il cortile della Reggia, l’intera corte vi era riunita e tutti rimasero di stucco nel vederlo arrivare il groppa al famoso cavallo. I cortigiani invidiosi non credevano ai propri occhi… -“Ben tornato!” lo accolse il Re e lo abbracciò riconoscente.
-“Questo è il cavallo parlante, maestà!” disse Corvetto inchinandosi -“Buon giorno a tutti” si presentò il cavallo contento di essere alla presenza del Re. Tutti gli rivolsero delle domande e lui rispose educatamente a ciascuna.
-“Sei stanco” chiese il sovrano al meraviglioso cavallo -“No, maestà. Ho fatto una bellissima cavalcata con il suo scudiero: è un ottimo cavaliere!”
-“Vuoi dirmi perché hai dato l’allarme quando ti ho portato via?” chiese Corvetto
-“Era mio dovere, signore, ma adesso sono contento di essere qui: il vostro re mi piace”.
A queste parole il sovrano si mise a ridere, accarezzò il cavallo, e ringraziò il fedele Corvetto regalandogli una borsa piena di monete d’oro.
I cortigiani cattivi erano furiosi e commentavano tra loro:
-“E’ stato tutto inutile, adesso il Re gli vuole ancora
più bene…!” Lasciarono passare alcuni giorni, e misero a punto un altro diabolico piano per sbarazzarsi del ragazzo. Il solito perfido cortigiano si avvicinò al Re e disse:
-“Maestà, finalmente avete nella vostra stalla il cavallo più famoso del mondo… ma esiste un’altra cosa rara che appartiene all’Orco del monte”
-“E cosa possiede l’Orco del monte, che io non ho?”
chiese curioso il sovrano -“L’Orco possiede una coperta meravigliosa” continuò il perfido uomo “E’ di seta e su di essa sono ricamate in oro zecchino le più grandi imprese di cavalieri famosi;
poi vi è ancora ricamato un gallo che canta al sorgere del sole, e un fiore stupendo che chiude i suoi petali quando il sole sta per tramontare.
-“…deve essere bella davvero…” sospirò il Re -“Potrebbe essere vostra…” suggerì perfidamente il cortigiano ”Corvetto è tanto bravo!…”
-“Già… Corvetto…” e il Re cominciò a pensare alla coperta notte e giorno… la desiderava tanto! Un giorno chiamò il suo scudiero, e gli chiese:
-“Corvetto, avrei bisogno di un favore”
-“Chiedete, maestà, e sarete accontentato” rispose il ragazzo
-“Mi hanno detto che l’Orco del monte possiede una meravigliosa coperte… vorrei averla! Te la senti di andarla a prendere?”
-“Parto subito, maestà!” disse il giovane e, fatto un inchino, partì. Pensava tra sé che, anche questa volta, c’era lo zampino dei cortigiani. “Vogliono proprio vedermi morto!” esclamò il ragazzo.
Camminò per tutto il giorno, ed arrivò al castello dell’Orco a notte fonda.
-“A quest’ora l’Orco e sua moglie saranno a letto.
Sarà difficile sfilare loro la coperta, ma ci devo riuscire! Devo portarla al mio Re!”
Arrivò ai piedi del castello e lo osservò alla luce della luna.
-“Quante stanze, e quanti balconi! Quale sarà la camera dell’Orco?” Poi vide un balcone bellissimo, ricco di fiori. Il ragazzo si arrampicò agilmente e in silenzio si accostò alla finestra. Era una camera meravigliosa: ricchi tendaggi, tappeti meravigliosi, al centro si trovava un letto: era tutto di oro zecchino! Stesa sul letto c’era proprio la bellissima e famosa coperta dell’Orco, e sotto di essa, al caldo, dormivano proprio l’Orco e sua moglie!
Corvetto attraversò la stanza in punta di piedi.
-“Speriamo che non si sveglino!” pensò il ragazzo, si avvicinò al letto e piano, con molta delicatezza iniziò a sfilare la coperta. L’Orco si mosse e la moglie si voltò, ma nessuno dei due si svegliò. Corvetto continuò a tirare la coperta, aveva quasi finito quando l’Orco disse:
-“Ehi, moglie, non tirare la coperta!”
-“Ma sei tu che scopri me!” rispose lei -“Ma cosa dici? Guarda, sono completamente scoperto! Ma dov’è finita la coperta?” disse l’Orco tastando il letto nel tentativo di ritrovarla.     i a liberarsi del ragazzo!
Passarono alcuni giorni e la vita a corte scorreva serena, ma non durò a lungo… infatti, i soliti cortigiani, escogitarono un nuovo piano per liberarsi di Corvetto: non fecero altro che ripetere al Re di quanto fosse bello, ricco e gigantesco il castello dell’Orco del monte.
-“Perché non mandate Corvetto a conquistare il castello dell’Orco!” propose un cortigiano
-“Ma è un’impresa impossibile” rispose il Re -“Non c’è nulla di impossibile per Corvetto. Ha dimostrato di essere capace di qualsiasi impresa, è abile e coraggioso…Sono sicuro che ci riuscirà!” disse il perfido cortigiano
-“Ma è molto pericoloso, l’Orco difenderà il suo castello” disse il Re preoccupato
-“Lasciate fare a quel ragazzo, ne sa una più del diavolo” sogghignò il cortigiano cattivo
Passarono i giorni e il Re pensava e ripensava a quei discorsi…
-“Hanno proprio ragione… perché l’Orco deve avere un castello più bello del mio? Sono o non sono io il Re?”
…e fece chiamare Corvetto…
-“In che posso servirvi, maestà?” chiese il ragazzo ignaro del compito che gli sarebbe stato assegnato
-“Devo chiederti un favore… ma è una cosa piuttosto pericolosa… tu sei stato bravo già due volte a sottrarre all’Orco ciò che io desideravo…dovresti farmi un altro favore.” Disse d’un fiato il Re
-“Chiedete e sarà fatto” rispose ubbidiente lo scudiero
-“Caro ragazzo, tu che sei stato già due volte al castello dell’Orco del monte sicuramente potrai dirmi se è vero che il suo castello è tanto bello. E’ vero che è molto più grande del mio? Non credi che sarebbe più adatto a me invece che a quel brutto Orco?”
-“Credo di si” rispose il ragazzo
-“Te la sentiresti di andarmelo a prendere?” chiese il sovrano
-“Se volete parto subito”
-“E allora buon viaggio e buona fortuna! disse il Re Corvetto, che ormai conosceva la strada a memoria, si incamminò verso il castello dell’Orco.
-“Non so proprio come farò a cavarmela questa volta” pensò tra sé “ma ho promesso al Re che ci sarei riuscito… non devo dimenticare che nel castello ci sono quelle bestiacce: il leone, il gatto, l’orso e i due lupi…” con questi pensieri arrivò al castello.

L’entrata era bellissima, e non c’era nessuno di guardia. Il ragazzo entrò, il cortile era deserto e si fermò ad ammirarne la bellezza. Ringhiere lavorate, ricchi marmi ovunque, belle piante e tantissimi fiori.
-“Non ho mai visto un castello così bello” mormorò Corvetto Proseguì e trovò una scala che portava al piano di sopra, salì adagio… quel posto sembrava deserto.
Ad un tratto sentì rumore di stoviglie e, seguendolo, arrivò ad una porta… bussò!
-“Chi è?” chiese una voce stridula di donna
-“Sono uno straniero di passaggio” rispose il ragazzo ed entrò in cucina dove la moglie dell’Orco stava preparando il pranzo.
-“Siete sola?” chiese Corvetto
-“Si, mio marito con tutta la servitù, sono andati a prendere dei parenti. Così devo fare tutto da solo, sono stanchissima!” rispose la donna
-“Se volete posso aiutarvi!” propose il ragazzo
-“Magari, potresti iniziare con lo spaccare quei pezzi di legna” disse contenta l’Orca
-“Subito, state a vedere come sono veloce!” rispose Corvetto che iniziava a pensare ad un piano per arrivare al suo scopo. Prese la scure e invece di colpire la legna assestò un bel colpo preciso in testa all’Orca e la mandò all’altro mondo. Poi corse fuori, prese una vanga e cominciò a scavare un’enorme buca davanti all’entrata del castello. Poi la coprì con foglie e rami, e attese l’arrivo dell’Orco. Presto il gruppo di malfattori fece ritorno al castello, camminavano stanchi perché erano carichi di roba rubata ai poveri contadini.
Non si accorsero della trappola e vi caddero tutti dentro: l’Orco, la servitù e i parenti. Corvetto iniziò a buttare una gran quantità di sassi addosso a quei malvagi e li uccise.
Quindi chiuse il portone del castello con la grossa chiave d’oro, se la mise in tasca e tornò veloce alla reggia.
-“Ecco la chiave del castello del monte” disse Corvetto porgendola al suo Re.
Il Re era felicissimo e si fece raccontare come aveva fatto a liberarsi dell’Orco. Anche i cortigiani ascoltarono il racconto del ragazzo… erano furenti di rabbia, anche perché erano stati proprio loro a suggerire al Re di spingere Corvetto in quelle imprese che lo avevano reso ancora più prezioso agli occhi del sovrano!
Il Re, riconoscente verso il ragazzo, voleva sdebitarsi con lui. Ma non voleva dargli ricchezze, voleva donargli di più… Corvetto non si era comportato da suddito, ma da figlio…
-“Ma perché non ci ho pensato prima?” urlò il Re che aveva avuto una magnifica idea
Il mattino dopo fece chiamare il ragazzo e gli chiese:
-“Cosa posso donarti per renderti felice?”
-“Nulla, maestà. E’ stato un onore potervi accontentare” rispose umile il ragazzo
-“Ti piacerebbe diventare il marito di mia figlia?” chiese il Re
-“Maestà” rispose incredulo Corvetto “un umile scudiero come me, non è degno neanche di guardare la figlia del Re”
-“E’ possibile: il Re sono io e desidero che tu sposi mia figlia! Con un genero come te, passerò una vecchiaia tranquilla: mia figlia e il mio regno sono in buone mani.
Su, vieni, voglio abbracciarti”
Il ragazzo si lascio abbracciare e baciare dal buon Re.
Poi fecero chiamare la principessa. Corvetto non poteva immaginare che quella donna bellissima lo amasse in segreto; lo ammirava per il suo coraggio e pensava che sarebbe stato un marito ideale, sebbene non fosse un nobile.
Quando il Re chiese a sua figlia se voleva sposare Corvetto, la giovane donna arrossì,abbassò gli occhi e rispose di si.
Subito si celebrarono le nozze tra brindisi e sfarzo.
E i cortigiani? Si pentirono amaramente di ciò che avevano fatto e quando ne parlavano tra loro dicevano.
-“Se avessimo lasciato in pace quel giovane, non sarebbe mai diventato il genero del Re!”